Ancora oggi troppo spesso sento confondere il concetto di usabilità con quello di user experience, discipline certamente affini tra loro, ma assolutamente lungi dall’essere sinonimi.
È sottinteso che i due termini non riguardano solo il web, ma tutto il mondo del design. Ad accomunarli infatti l’interazione tra l’utente e l’oggetto.
Ma analizziamo singolarmente i due casi usando le definizioni di due guru del settore Jakob Nielsen e Donald (Don) Norman.
Cosa è l’usabilità?
“L’usabilità è un indicatore di qualità che ci dice quanto una determinata cosa è semplice da usare. Più precisamente, ci dice quanto è necessario imparare a usare quella cosa, con quanta efficienza la si usa poi, quanto si riesce a tenere a mente il funzionamento, quanto è alta la probabilità di fare errori quando la si usa e quanto è piacevole usarla. Se l’utente non riesce o non vuole usare una data funzionalità di un oggetto o di un programma, quella funzionalità potrebbe tranquillamente non esserci.”Jakob Nielsen, Hoa Loranger – Web Usability 2.0
Cosa è la user experience design?
“La user expericence (UX) design comprende tutti gli aspetti dell’ interazione tra l’utente finale e l’azienda, i suoi servizi e i suoi prodotti. Il primo requisito per una user experience esemplare è quello di soddisfare le specifiche esigenze del cliente, senza alcun problema o fastidio.
Solo dopo viene la semplicità e l’eleganza del prodotto che suscitano nell’utente la gioia di possederlo e la gioia nell’usarlo. La vera user experience va ben oltre il dare agli utenti ciò che dicono di volere o fornendo loro tantissime funzionalità. Al fine di ottenere un’alta qualità della user experience, nell’offerta di un’azienda ci deve essere una fusione di molteplici servizi e discipline, tra cui ingegneria, marketing, grafica e industrial design e interface design.”Jakob Nielsen, Donald (Don) Norman
È così che Nielsen e Norman definiscono in modo abbastanza esaustivo i due concetti, ma in questo articolo voglio rendere chiara questa distinzione prendendo come modello una sedia d’autore.
Direte, “Annalisa, che c’entra con il web design?”.
C’entra, c’entra! Seguitemi e capirete.
Nel 1945 Buno Munari crea questa sedia – Sedia per visite brevissime – la cui peculiarità è la seduta inclinata a 45°. L’obbiettivo è evidente: quello di rendere la permanenza dell’ospite il più breve possibile.
Analizziamo l’opera sotto il profilo della user experience design. L’utente che vede l’oggetto per la prima volta ne intuisce immediatamente la sua funzione e nel suo cervello vengono attivati degli impulsi che sostanzialmente dicono “Ehi amico, quella è senza dubbio una sedia e serve per sedersi”. Peccato che una volta accomodati, l’esperienza non sarà certo gradevole, l’inclinazione della base farà scivolare l’ospite rendendo la sua permanenza brevissima e negativa.
Quindi da un lato l’oggetto è riconoscibile sia visivamente che funzionalmente, dall’altro però il suo impiego lascia l’utente insoddisfatto.
Ma questa sedia è anche usabile? Il suo utilizzo è indubbiamente semplice ed intuitivo. Presenta uno schienale che serve per appoggiare la schiena e allo stesso tempo per spostarla agevolmente, una seduta per accogliere il lato B e 4 gambe che sorreggono la struttura. Insomma non è necessario alcun libretto delle istruzioni per capire di cosa si tratta.
Una volta accomodati però l’utente non riesce a completare l’operazione più semplice del mondo, nonché l’obiettivo primario dell’oggetto: sedersi. Cercare di rimanere in equilibrio significherebbe infatti dover snaturare la comunissima azione dello stare seduti ad esempio tenendosi con le mani o facendo forza sui piedi.
In sostanza la sedia non è affatto usabile! E l’esperienza utente, frutto dunque della sua interazione con l’oggetto, risulta insoddisfacente.
Applichiamo i concetti al web design
Paragoniamo la nostra interfaccia web ad una sedia. Il suo obiettivo è stare seduti, la nostra abilità sarà quella di restituire un’esperienza più comoda possibile così da rendere l’oggetto piacevole e desiderabile e consolidare il legame con il brand.
Lavorare sulla UXD di un sito web significa fare tantissime valutazioni che riguardano anche l’usabilità (ma allo stesso tempo il look and feel, l’architettura dell’informazione, obiettivi e altro). Significa mettere al centro della nostra progettazione l’utente al fine di rendere la sua esperienza di utilizzo soddisfacente e basata sulle sue reali necessità.
Un sito progettato senza criterio infatti restituisce una navigazione frustrante, diminuendo il tassi di conversione da un lato e aumentano la frequenza di rimbalzo dall’altro.
Maggiori informazioni sugli elementi della UXD vi consiglio di dare un’occhiata al famoso grafico di Jesse James Garrett
Quindi in conclusione possiamo dire che l’usabilità è figlia della UXD. E se con l’UXD mettiamo in primo piano i bisogni dell’utente e la sua esperienza di interazione con la nostra interfaccia, attraverso l’usabilità misuriamo il grado di semplicità con il quale l’utente utilizza un sito web.
E Bruno Munari?
In realtà la sedia di Bruno Munari è funzionale al suo obiettivo, ovvero rendere le visite degli ospiti indesiderati il più brevi possibili.
Quindi, a meno che non vogliate progettare un sito web per utenti indesiderati, cerchiamo di immedesimarci nel nostro pubblico di riferimento regalando loro un’esperienza di navigazione piacevole e centrata davvero sulle loro necessità.
Fonti:
Jakob Nielsen, Hoa Loranger – Web Usability 2.0
Donald A. Norman – La caffettiera del Masochista
http://www.nngroup.com/articles/definition-user-experience/
http://www.jjg.net/
Articolo davvero chiaro e ben scritto che fa luce su un concetto semplice anche se, a volte, è spesso ignorato anche dagli stessi designer. ((web e non))
Ottimo articolo!
P.s. http://www.youtube.com/watch?v=qDm8kL8Vymc
ahahahahahah!
Articolo davvero ben scritto, ti seguo con grande piacere dal tuo primo articolo. L’esempio della sedia di Munari è geniale! Continua così!
Pingback: Bootstrap fa schifo (e anche tu, se lo usi). - Daniele Alessandra Dot Com
No vabé, mi hai aperto un mondo!
Oltre ad essere calzante l’esempio devo dire che la sedia di Munari è realmente scomoda, l’ho provata!