Nell’immaginario collettivo il creativo è una sorta di supereroe dotato di un potere straordinario in grado di generare idee con la stessa disinvoltura con la quale Spiderman lancia la sua tela.
Ebbene, la creatività è sicuramente una dote, ma le idee non sono super-poteri che si manifestano quando necessario e non sono neanche intuizioni geniali che dal nulla ti fanno gridare “Eureka!”.
Certo se facciamo un passo indietro e buttiamo un occhio all’origine del concetto di creatività non rimarremo sorpresi dalla sua originaria accezione divina. Il termine infatti è legato alla nozione biblica di “creazione”. Solo Dio era l’unico artefice della creatività e in passato solo un eretico blasfemo avrebbe attribuito all’uomo qualità creative. Dobbiamo attendere quindi fino ai primi anni del 900 perché questa abilità venisse associata anche agli esseri umani.
Ma torniamo a noi. La creatività non è magia! È un processo intellettivo che va sollecitato, educato e strutturato perché mettere in pratica un’idea non è certo roba da poco.
L’agire creativo nella complessità dei nostri pensieri quotidiani è un atto tutt’altro che disinvolto (niente ragnatele ragazzi, ve l’ho detto!) ma richiede concentrazione, studio e dedizione.
Essere creativi di professione significa razionalizzare l’irrazionale, ovvero concretizzare le idee per portare a compimento il progetto che qualcuno (cliente) ti ha commissionato.
Dunque indipendentemente dalle tue più o meno acclamate doti creative, se lo fai per mestiere, che ti piaccia o no, la tua creatività diventa merce.
Ok lo so, sto rompendo la poesia del creativo assorto ed euforico che sforna idee come i muffin della Parodi, ma questa è l’amara verità.
Vendiamo creatività e i nostri clienti ci vogliono creativi e innovativi, hanno aspettative nei nostri confronti (ho già scritto qualcosa sull’argomento) e dobbiamo rispettarle.
Quindi ricapitolando i creativi non sono quello che i “non creativi” pensano (sembra un discorso tratto da Tron) e la creatività è senza ombra di dubbio una qualità individuale ma, come dicevo, va razionalizzata. Con questo non voglio dire che il processo creativo è scienza, ma dall’idea alla pratica si passa sempre con un metodo.
Non dimentichiamoci infatti che la creatività implica la realizzazione a differenza della fantasia che
è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. È libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile.Bruno Munari – Fantasia
Cosa significa creare?
Vi propongo la definizione di creatività del dizionario di psicologia Arnold-Eysenk-Meili:
Capacità di riconoscere in modo originale nuovi rapporti degli oggetti (originalità), di utilizzare sensatamente in modo insolito questi ultimi (flessibilità), di vedere nuovi problemi dove apparentemente non ve ne sono (sensitività), di scostarsi dallo schema abituale di pensiero e di non considerare alcunchè come stabile (fluidità), nonchè di sviluppare idee al di fuori della norma, affrontando anche l’opposizione dell’ambiente (non-conformismo), quando vale la pena di scoprire qualcosa di nuovo, che rappresenta un arricchimento per la cultura e la societàDizionario di psicologia W. Arnold, H. J. Eysenck, R. Meili (1986)
Originalità, flessibilità, sensitività, fluidità, non-conformismo, sono secondo questa definizione le componenti principali della creatività. E come dargli torto!
Ma una caratteristica l’aggiungo io: conoscenza.
Maggiore è la conoscenza, maggiori sono gli input a disposizione del creativo. D’altronde l’ignoranza non è mai stata amica della creatività (diciamo che non è amica di nessuno).
Ma per rispondere alla mia domanda, posso dire che creare significa realizzare qualcosa che prima non c’era.
Se progetto un design in modo originale e distintivo, quel progetto non è mai esistito prima d’ora, poi è comparso nella mia testa e poi è stato realizzato. Detto così sembra una passeggiata, ma per fare tutto ciò è necessario attivare diversi processi mentali che, indipendentemente dal settore di competenza, implicano l’analisi di problemi al fine di trovare soluzioni più o meno innovative.
Anche nella creatività tout court. Pensate ad un musicista che non deve creare niente di “usabile” (come un sito web), credete davvero che Beethoven un bel giorno si sia seduto davanti il suo piano e in un momento di estasi abbia composto l’inno alla gioia? (E credetemi nella sua vita di gioie, tra alcol, solitudine, depressione e problemi di salute ne ha avute davvero poche).
No!
Fissato un obiettivo, l’idea non nasce dal nulla, non è un’illuminazione. Se da un lato la nascita di un’idea è alimentata da intuizioni geniali o pseudo tali, dall’altra parte è il frutto di accurati ragionamenti. Ma da dove prendere ispirazione? Qualunque cosa può ispirare un creativo, ma chi fa questo lavoro sa che è facile perdersi nella ricerca di qualcosa che possa far accendere la lampadina. Anche qui l’esperienza personale ci aiuta ad orientare il nostro pensiero verso percorsi stimolanti.
Partendo da concetti confusi e complessi, il creativo restringe il campo delle possibilità fino ad arrivare piano piano verso quella che potrebbe essere l’idea vincente.
Ma quest’ultima deve essere realizzata, ed ecco che subentra l’aspetto più razionale della creatività (sembra un paradosso, ma non lo è).
Sul processo creativo ci sarebbe tanto da dire, ma la verità è che ognuno di noi acquisisce un proprio metodo che si evolve parallelamente alla nostra esperienza.
Come dice Bruno Munari - “Progettare è facile se si sa come si fa” (Da cosa nasce cosa).
Conclusioni
Ho scritto questo articolo per chiarire una volta per tutte come il processo creativo, di un web designer come di un musicista, di un cuoco, di un ingegnere, di un finanziere, di uno scienziato, di un imprenditore, sia il risultato di una serie di attività mentali (più o meno razionali) che devono essere stimolate con metodo, passione e dedizione.
A tutti piace pensare al creativo come un simpaticone pieno di idee, ma come ho cercato di spiegarvi in tutte le salse, la creatività non è una magia ma potrebbero esserli i suoi frutti.
Se le nostre creazioni, parlo a nome di tutti i creativi, riescono a rendere felice chi li fruisce, forse un piccolo incantesimo alla fine riusciamo a farlo anche noi.
Fonti:
Fantasia – Bruno Munari
Il talento Creativo – Francisco Alonso Fernandez
Agire creativo. Teoria, formazione e prassi dell’innovazione personale – Ufficio Studi della Fondazione Rui, Cinque
Adoro come scrivi! E’ vero noi creativi non abbiamo la bacchetta magica e non facciamo uscire le idee dal cappello! Vaglielo a fare capire ai clienti.
Bell’articolo
Grazie
Bel post Annalisa, correggimi se sbaglio ma…tra le righe si parla di metodo ovvero crearsi 1 metodo per essere piu’ efficaci nel processo creativo?